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Accessibilità e UX: creare esperienze digitali inclusive

Perché accessibilità e UX vanno a braccetto

Progettare bene significa progettare con coscienza. Ogni scelta progettuale ha un impatto sociale: è decidere chi può accedere, comprendere, partecipare; è scegliere chi includiamo ogni volta che disegnamo un prodotto digitale o costruiamo un flusso.

Quando l’obiettivo è ideare esperienze digitali centrate sulle persone, considerando i limiti, le complessità e i contesti, è naturale accorgersi di quanto il confine tra accessibilità e UX sia sottile, di quanto siano due temi fortemente connessi tra loro.

Non è solo buonsenso, ma anche i numeri ci dicono che è importante ragionare in quest’ottica. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 1,3 miliardi di persone, ovvero il 16% della popolazione mondiale, vivono con una disabilità significativa. A queste si aggiungono milioni di persone che, anche temporaneamente, affrontano limitazioni sensoriali, cognitive o motorie.

Progettare pensando all’accessibilità significa quindi non escludere, ma considerare tutte le variabili della condizione umana: età, lingua, abilità, strumenti di accesso, contesto d’uso. E se l’obiettivo della UX è “creare valore per l’utente”, allora non può esserci una buona UX senza accessibilità. 
 

Accessibilità digitale, design inclusivo e progettazione universale

Se UX e accessibilità sono quindi così interconnesse, come possiamo tradurre questi valori in metodi concreti nella progettazione?

Esistono tre approcci diversi, ma complementari: accessibilità, design inclusivo e progettazione universale.

  1. Accessibilità significa garantire che una persona con disabilità possa usare un prodotto digitale; spesso si traduce in accorgimenti tecnici come, ad esempio, l’inserimento di un alt sulle immagini di un sito che possa essere letto da uno screen reader.

  2. Design inclusivo è progettare pensando a una vasta gamma di diversità umane; scegliere dei testi diretti e chiari o microinterazioni semplici, per esempio, garantisce la comprensione anche a chi ha una bassa alfabetizzazione digitale.

  3. Progettazione universale, infine, è creare esperienze che non richiedano adattamenti per essere utilizzate da chiunque.

Vediamo qualche esempio per capire meglio: 

  • un sito web con una struttura semantica corretta, etichette chiare sui campi di un form è accessibile;

  • video sottotitolati o navigabili anche da tastiera, senza mouse sono accessibili;

  • un'app che offre la possibilità di aumentare la dimensione del testo senza rompere l’interfaccia è inclusiva;

  • un prodotto digitale progettato scegliendo colori comprensibili anche a chi ha una forma di daltonismo, o testi chiari e accessibili è inclusiva;

  • un'interfaccia con un layout semplice, ben strutturato, leggibile su ogni device, accessibile da mouse, tastiera o touch, senza frizioni è stata progettata in modo universale.

Ogni elemento di un’interfaccia può diventare una barriera o un ponte: spetta ai designer decidere cosa costruire e in che modo.
 

L’importanza strategica dell’accessibilità per i brand

Abbiamo capito quali potrebbero essere i vantaggi dal punto di vista dell’utente che naviga, ma è utile riflettere anche su come l’accessibilità possa essere una scelta strategica.

Un brand che sceglie di progettare esperienze digitali accessibili, apre le porte a un pubblico più ampio, costruisce relazioni più profonde e acquista maggiore autorevolezza in campo sociale.

Ciò che è pensato per essere accessibile, spesso si traduce in soluzioni più chiare, semplici e utili per tutti e spesso questo fa la differenza quando bisogna distinguersi a livello di mercato.

Se l’azienda dimostra di avere empatia ed essere aperta all’ascolto e trasparente, risulta più credibile e acquista maggior valore, non trovate?
 

Normative e obblighi di legge: cosa cambia nel 2025

Ci sono però delle regole che aiutano (e obbligano) ad applicare i principi di accessibilità a un sito web, un’app o un prodotto digitale qualsiasi.

Dal 28 giugno 2025, infatti, anche in Italia entrerà a tutti gli effetti in vigore l’European Accessibility Act, una direttiva europea che impone standard di accessibilità per prodotti e servizi digitali in settori come bancario, e-commerce, trasporti, media e telecomunicazioni.

In pratica, diverse categorie di imprese che operano in questi ambiti e offrono servizi digitali dovranno garantire la conformità a criteri precisi di accessibilità.
Per approfondire quali tipologie di aziende rientrano nell’obbligo ti invitiamo a leggere l’articolo Accessibilità digitale: un obbligo che diventa opportunità.

In verità in Italia si parla di accessibilità da diverso tempo. In particolare, la Legge n.4 del 2004 conosciuta come "Legge Stanca" promuove da tempo l’accesso agli strumenti informatici da parte di persone con disabilità. 

Si tratta del primo passo concreto verso la cultura dell’inclusività digitale e oggi confluisce nell’adeguamento più ampio richiesto dalla normativa europea di cui abbiamo accennato.

Cosa significa essere conformi? 

In Italia è AgID (Agenzia per l'Italia Digitale) l’organo che ha il compito di controllare se gli standard minimi di accessibilità vengono rispettati. Nello specifico fa riferimento alla doppia A come soglia minima da raggiungere, tenendo conto delle WCAG (Web Content Accessibility Guidelines).

Queste linee guida si basano su quattro principi chiave, noti con l’acronimo “POUR”: perceivable, operable, understandable, robust. Nello specifico:

  • Perceivable: i contenuti devono poter essere percepiti attraverso i diversi sensi, quindi anche da chi usa tecnologie assistive come screen reader o ingranditori.

  • Operable: le interfacce devono essere utilizzabili con vari strumenti di input (mouse, tastiera, comandi vocali) senza ostacoli.

  • Understandable: il contenuto deve essere comprensibile per tutti, con un linguaggio semplice, coerente, privo di ambiguità o tecnicismi superflui.

  • Robust: le informazioni e le funzionalità devono essere compatibili con tecnologie diverse e future, inclusi i dispositivi assistivi.

Ignorare questi requisiti non è solo una questione di inadempienza legale.
Le sanzioni economiche sono reali, ma ancor più rilevante è il danno reputazionale: progettare un'esperienza che esclude significa indebolire la fiducia nel proprio brand.

È bene quindi integrare l’accessibilità nel mindset del team, come parte del processo di design, sviluppo e strategia.
 

Principi e best practice per una UX accessibile

Un buon design non si improvvisa: si costruisce attraverso scelte intenzionali e continue, mettendo in pratica alcune delle best practice più comuni. 

Modulare il contrasto cromatico

Il contrasto tra testo e sfondo dev’essere sufficiente per garantire la leggibilità, anche a chi ha una visione ridotta o daltonismo. Il rapporto minimo indicato nelle WCAG è di 4.5:1, facilmente valutabile attraverso plugin o estensioni del browser.

Tipografia leggibile

La maggior parte delle pagine digitali è composta da testo. La tipografia comunica il contenuto e guida l’esperienza utente.
Interlinea adeguata, spaziatura coerente e una chiara gerarchia tra titoli, paragrafi e call-to-action aiutano a orientare l’utente e ridurre il carico cognitivo.


Layout ordinato e gerarchia visiva chiara

Un layout ben strutturato facilita l’orientamento.
Titoli, sottotitoli, paragrafi e componenti interattivi devono essere disposti in modo logico e prevedibile.
I contenuti più importanti devono essere immediatamente visibili, mentre la coerenza tra le pagine favorisce la memorizzazione e l’interazione.

Linguaggio semplice, diretto e comprensibile

Evitare tecnicismi inutili.
Un linguaggio chiaro migliora l’accessibilità cognitiva e semplifica l’esperienza anche a chi usa traduttori automatici o ha competenze linguistiche limitate.

Navigazione da tastiera

Tutti gli elementi interattivi (bottoni, link, menù, moduli…) devono essere raggiungibili e attivabili con la sola tastiera, attraverso il tasto Tab e Enter/Space.
Significa che chi si occuperà del codice del sito dovrà prevedere questo tipo di funzionalità.

Compatibilità con screen reader

È fondamentale che le pagine siano lette correttamente dai software di lettura vocale.
Questo significa usare etichette ARIA, ruoli semantici corretti e alt text descrittivi per le immagini.
Il contenuto deve avere senso anche senza la componente visiva.

Micro-interazioni accessibili

Animazioni, transizioni e feedback devono essere pensati per essere percepibili da tutti, ma anche non invasivi o disorientanti.
 

Errori comuni da evitare nel design inclusivo 

Anche con le migliori intenzioni, alcuni errori rischiano di vanificare gli sforzi per creare interfacce inclusive. 
 

  1. Dimenticare di validare il prodotto con strumenti automatici

Diversi tool, come Wave o Axe, permettono di fare un primo check dell’accessibilità direttamente sul layout. Non risolvono tutto, ma aiutano a individuare errori evidenti e sistematici all’interno di una pagina web e forniscono suggerimenti utili per intervenire. Questi strumenti sono una risorsa per chi progetta e aiutano ad avere un confronto oggettivo e razionale sull’operato.

  1. Affidarsi solo a strumenti automatici per validare il prodotto

Sembra una contraddizione, ma ricordiamoci che è bene utilizzare tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione senza sacrificare il pensiero critico.

  1. Errori “tecnici”

Usare il colore come unico indicatore (es. “i campi obbligatori sono in rosso”), non inserire etichette testuali negli input, impedire la navigazione da tastiera o dimenticarsi di proporre alternative per comprendere un contenuto sono tra i più comuni e frequenti tra gli addetti del settore meno esperti.

  1. Non coinvolgere utenti reali con diverse abilità nelle fasi di test

L’utente finale non è solo l’obiettivo ma anche un mezzo per testare il prodotto che stiamo progettando per lui.
Non approfittare dei feedback che potrebbero emergere da un test di usabilità con gli utenti è un errore molto frequente. I test con utenti con disabilità (visive, motorie, cognitive…) permettono di cogliere ostacoli e barriere che nessuno strumento automatico potrebbe prevedere.

  1. Non avere una checklist

La checklist di accessibilità condivisa nel team aiuta a integrare buone pratiche sin dalle prime fasi di progetto.
Anche in questo caso possiamo fare riferimento alle WCAG e inserire una lista di controlli nel flusso di lavoro quotidiano.
Sarà più facile rendersi conto di aver trascurato qualche dettaglio in fase di progettazione.
 

Tecnologie e trend per l’inclusività digitale

Accessibilità e UX sono terreno fertile per l’innovazione. Anche la tecnologia, infatti, si muove nella direzione di creare esperienze digitali più inclusive e personalizzate.

Interfacce vocali, personalizzazione tramite AI, layout adattivi sono solo alcune delle soluzioni che contribuiscono in questo senso e influenzano il modo in cui progettiamo prodotti digitali accessibili.

Voice AI: Siri, Alexa, Google Assistant o Personal Voice. Assistenti e interfacce vocali sono parte del nostro quotidiano e stanno diventando uno standard per l’accessibilità.
Il fatto che siano sempre più sofisticate e complesse permette di offrire all’utente interazioni naturali e intuitive.

AI ed esperienze su misura. L’intelligenza artificiale permette di adattare le interfacce alle esigenze dell’utente. Per esempio, possono offrire contenuti personalizzati per non vedenti, regolare il ritmo e la velocità del parlato oppure semplificare la vista nel caso di difficoltà cognitive.

Microinterazioni e interfacce adattive. Si tratta di feedback visivi, sonori e tattili che accompagnano l’utente durante la navigazione e l’interazione con la pagina e rispondono al suo comportamento. Insieme a layout che adattano il contenuto e le funzionalità di chi utilizza un prodotto digitale rendono l’esperienza più inclusiva e coinvolgente.
 

Come integrare l'accessibilità nel processo di design

Per evitare che accessibilità e UX diventino un plus dell’ultimo minuto, dovrebbero essere  integrate fin dalle fasi iniziali della progettazione e coinvolgere tutte le figure che collaborano alla creazione di un prodotto digitale.

Non è un “requisito tecnico”, è un cambio di prospettiva che riguarda tutti, da chi disegna l’esperienza a chi scrive il contenuto; da chi sviluppa il codice, a chi pensa alla strategia.

Per farlo davvero, è necessario iniziare a parlarne fin dall’inizio: quando si raccolgono i requisiti, quando si definiscono i flussi, quando si prendono le prime decisioni di interfaccia. Serve un confronto costante tra designer e developer, per scegliere soluzioni accessibili prima ancora di prototipare. Serve coinvolgere anche chi scrive, chi decide le priorità, chi pensa alla comunicazione: l’accessibilità non è un layer da aggiungere dopo, ma una direzione da tenere durante.

Anche la validazione è parte integrante di questo processo: come dicevamo, gli strumenti automatici, come WAVE o axe, sono utili per individuare errori oggettivi, ma da soli non bastano. Testare le interfacce con persone reali – che usano tecnologie assistive o vivono condizioni diverse – restituisce uno sguardo più completo, concreto, autentico.

Infine, è importante ricordarsi che l’accessibilità non è un traguardo che si raggiunge una volta per tutte. Richiede manutenzione, aggiornamento, cura costante. E soprattutto, consapevolezza. Coltivarla all’interno del team, con formazione continua e momenti di confronto, è uno dei passi più efficaci per renderla parte naturale del modo in cui progettiamo.
 

Strumenti e risorse utili per progettare esperienze inclusive

Progettare esperienze digitali accessibili non significa “andare a intuito”, ma affidarsi a principi, buone pratiche e strumenti che aiutano a prendere decisioni consapevoli. Oggi, per fortuna, abbiamo a disposizione moltissime risorse che supportano il lavoro quotidiano: linee guida, tool di valutazione, checklist, pattern library.

Il primo riferimento imprescindibile, come già accennato, sono le WCAG (Web Content Accessibility Guidelines), le linee guida internazionali pubblicate dal W3C. Sono la base normativa a cui si fa riferimento in tutto il mondo e rappresentano il punto di partenza per comprendere cosa rende un contenuto accessibile. 

Accanto alle linee guida, ci sono strumenti operativi che possono essere integrati nel flusso di lavoro quotidiano: 

  • WAVE (Web Accessibility Evaluation Tool) e axe DevTools sono tra i tool automatici più utilizzati per eseguire un’analisi veloce dell’accessibilità direttamente nel browser. Permettono di individuare errori comuni (come la mancanza di alternative testuali o problemi di contrasto) e suggeriscono come correggerli. Sono molto utili anche in fase di revisione o Q&A.

  • Per il controllo dei contrasti cromatici, strumenti come Contrast Checker di WebAIM o Stark (plugin per Figma e Sketch) aiutano a verificare che i colori scelti rispettino gli standard di leggibilità. Stark, in particolare, è molto apprezzato dai designer perché si integra direttamente nei tool di progettazione.

Se si vuole strutturare un approccio più sistematico, ci sono checklist che aiutano a validare l’accessibilità durante le varie fasi del progetto: dalla ricerca, al wireframing, fino alla consegna del codice. La Checklist di A11Y Project () è un’ottima risorsa: è aggiornata, pratica, pensata proprio per chi lavora sul campo.

Infine, strumenti come Fable, Userway o Accessibility Insights offrono supporto per testare con utenti reali, automatizzare alcune attività o integrare l’accessibilità nei team in modo continuativo.
 

Domande frequenti sull’accessibilità digitale

Ecco una selezione delle domande più comuni che gli utenti pongono riguardo all'accessibilità e alla user experience:
 

  1. Cos’è l’accessibilità digitale e perché è importante per la UX?
    L’accessibilità digitale è la capacità di un sito, un'app o un servizio online di essere fruibile da tutte le persone, comprese quelle con disabilità. È importante per la UX perché l’esperienza utente non può dirsi completa se non è accessibile a tutti.
     

  2. Quali sono le normative italiane ed europee sull'accessibilità digitale?
    In Italia è già in vigore lo European Accessibility Act. Il termine ultimo di adeguamento per le aziende che vi rientrano è il 28 Giugno 2025.
     

  3. Quali sono i principi fondamentali delle WCAG?
    Le WCAG (Web Content Accessibility Guidelines) si basano su quattro principi: Percepibile, Operabile, Comprensibile, Robusto (POUR). Ogni contenuto digitale dovrebbe rispettarli per essere accessibile.
     

  4. Come rendere un sito o un’app accessibile a persone con disabilità?
    Serve un approccio progettuale consapevole: contrasto adeguato, testi alternativi, navigazione da tastiera, linguaggio chiaro, compatibilità con screen reader, test con utenti reali, e uso di strumenti di validazione.
     

  5. Un widget di accessibilità è sufficiente per essere conformi alla legge?
    No. I widget non risolvono i problemi strutturali di accessibilità. La conformità richiede un lavoro profondo sul codice, sui contenuti e sull’architettura dell’interfaccia.
     

  6. Cosa prevede la dichiarazione di accessibilità e chi deve compilarla?
    È il documento obbligatorio per i tutti i soggetti che rientrano nelle tipologie e nelle categorie previste dalla normativa, in cui si attesta il livello di conformità del sito o app agli standard WCAG. Va pubblicata e aggiornata regolarmente.
     

  7. Meglio adeguarsi anche se non si è obbligati dalla legge?
    Sì. Investire nell’accessibilità migliora la qualità del prodotto, amplia il pubblico, rafforza il brand e riduce i rischi futuri legati a normative sempre più stringenti.
     

  8. Come l'accessibilità influisce sulla SEO di un sito web?
    Molti aspetti dell’accessibilità (testi alternativi, struttura semantica, contenuti chiari) migliorano anche l’indicizzazione e la visibilità sui motori di ricerca.
     

  9. Quali sono le best practice per una UX inclusiva?
    Uso di contrasto sufficiente, tipografia leggibile, layout chiari, linguaggio semplice, navigazione da tastiera, alternative testuali, test con utenti diversi e aggiornamenti continui.
     

  10. Quali vantaggi ottiene un’azienda che investe nell’accessibilità digitale?
    Più utenti raggiunti, meno abbandoni, migliori performance SEO, immagine aziendale più solida, conformità normativa e un prodotto più giusto, per tutti.
     

Accessibilità come leva di innovazione e responsabilità

Creare esperienze digitali inclusive è un atto di cura verso le persone, un modo per ridurre le distanze invece di ampliarle. Parlare di accessibilità e UX oggi significa immaginare un mondo digitale più umano, più responsabile, più coraggioso. Come designer, sviluppatori o strategist, abbiamo la possibilità (e la responsabilità) di essere parte di questo cambiamento.

Hai bisogno di supporto per rendere accessibile il tuo sito web? Parliamone insieme!
 

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